14 marzo 2016
Andy Smith,

CRITICA E pubblico hanno amato The Big Short, il film di Adam McKay sulla crisi finanziaria del 2008. Il film ha ottenuto cinque nomination agli Oscar, e ha raccolto elogi per aver preso un argomento difficile e averlo reso avvincente e divertente. Per gli abitanti di Charlotte, c’era una chicca alla fine del film che era particolarmente interessante. Ecco il punto: la pepita era inventata.

John Magaro ritrae il giovane investitore Charlie Geller, una controfigura del vero Charlie Ledley. Alla fine di The Big Short, una diapositiva dice che Geller si è trasferito a Charlotte dopo gli eventi del film. Come riportato dall’Observer a gennaio, questo non è mai accaduto. È stato semplicemente inventato per la narrazione.

Dove è andato veramente Ledley? Ora è un analista di Highfields Capital Management, un hedge fund con sede a Boston. Si è unito al gruppo nel 2010, e una telefonata all’azienda ha confermato che è ancora lì. Oggi, fa anche parte del consiglio di amministrazione del Tobin Project, la no-profit di Cambridge che si concentra sulla ricerca nelle scienze sociali.

In un film dove i nomi vengono cambiati e le situazioni abbellite per effetto, si può vedere come una città può essere scambiata con un’altra. È solo divertente vedere la città menzionata in uno dei più grandi film del 2015, anche se si tratta solo di qualche magia di Hollywood.

Questo articolo appare nel numero di marzo 2016 della rivista Charlotte.
Categorie: Arte + Cultura

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