Costituita da alcune delle opere d’arte e architettura più famose al mondo, l’arte italiana è stata a lungo al centro della storia mondiale. L’avanzamento culturale e lo scambio dello “stivale” popolare è rimasto costante nel corso dei secoli, con conseguente produzione continua di opere monumentali e spettacolari in tutte le sfere della cultura e delle arti. Dai tempi classici e gli antichi popoli che avevano formato la prima civiltà sulla penisola appenninica, il grande impero romano come principale centro culturale, politico e religioso del mondo occidentale, fino ai gloriosi periodi del Rinascimento e del Barocco, senza i quali non possiamo semplicemente immaginare l’arte, e i cruciali movimenti italiani d’avanguardia del secolo scorso, l’arte italiana rappresenta uno dei più grandi tesori dell’umanità. I suoi artisti, i suoi musei, le sue gallerie e le sue tendenze sono sempre stati strettamente legati alle correnti intellettuali e religiose, riflettendo le nozioni del loro tempo e formando un’eredità eccezionale e inesauribile. Una terra dove la vita stessa è considerata una forma d’arte, l’Italia continua a contribuire alla diversità e all’arricchimento della propria cultura e di quella del mondo, celebrando l’abbondanza e il significato della sua tradizione.

Leonardo da Vinci - Il Cenacolo, 1495-1498. Immagine via Wikipedia. Un altro dei pittori più influenti fu Raffaello, che in seguito ebbe un grande impatto sugli artisti contemporanei
Leonardo da Vinci – Il Cenacolo, 1495-1498. Immagine via Wikipedia

Gli inizi – Arte romana ed etrusca

Il ruolo centrale nella storia dell’arte italiana è sempre stato giocato da Roma, a partire dal IX secolo a.C. e dalle arti etrusche. Quando la capitale iniziò a costruire l’impero sulla penisola appenninica, le loro figure in bronzo, i rilievi in terracotta, i dipinti e gli affreschi erano fortemente presenti, stabilendo un rigoroso standard di stile e tecnica che sarebbe stato seguito nei secoli a venire. Gli affreschi etruschi, trovati sui muri delle tombe, sono ancora considerati i più importanti esempi di pittura figurativa preromana conosciuti dagli studiosi. Erano realizzati con intonaco fresco e colori naturali, per lo più provenienti da pietre e minerali e applicati con pennelli di pelo animale. Queste opere rappresentavano per lo più scenari di vita quotidiana e scene mitologiche tradizionali. Durante la metà del IV secolo, la famosa tecnica del chiaroscuro cominciò ad essere usata, per ritrarre il volume e la profondità.

Gli etruschi ebbero anche una grande influenza sull’architettura romana più tardi, che fu una delle colonne portanti del grande impero che venne ad essere dal I secolo d.C. Con la civiltà arrivarono la cultura e le arti, con Roma che divenne la città più avanzata del mondo. Le opere d’arte divennero il simbolo della ricchezza e dell’abbondanza, con pitture murali che decoravano le case e sculture installate in ogni angolo della casa e del giardino. I romani decoravano anche i pavimenti con mosaici, che di solito mostravano eventi della mitologia greca e romana, scene storiche quotidiane. Influenzata dall’arte e dalla religione orientale, in particolare dall’impero bizantino e dalla capitale Costantinopoli, l’arte romana iniziò a incorporare motivi cristiani e migliorò la produzione di pitture murali, mosaici per soffitti e pavimenti, così come la scultura funeraria.

La tendenza continuò nel Medioevo, con l’arte bizantina in Italia che si evolse in una decorazione altamente formale e raffinata con calligrafia standardizzata e un uso ammirevole di oro e colore. L’arte in Italia a quel punto era abbastanza regionale, con impatti di correnti esterne europee e orientali. Un altro stile importante fu quello gotico, che segnò la transizione dal periodo medievale a quello rinascimentale. Durante le dispute religiose all’interno della chiesa, gli ordini francescani di monaci vollero riportare la chiesa cattolica alle basi, introducendo l’architettura gotica prima nel nord Europa e poi a sud, verso l’Italia.


A sinistra: Affresco di un musicista etrusco con un barbiton, Tomba del Triclinio, Tarquinia / A destra: Augusto di Prima Porta, statua dell’imperatore Augusto, I secolo d.C., Musei Vaticani

Arte rinascimentale in Italia

Sicuramente il periodo più famoso nella storia dell’arte italiana, il Rinascimento ha segnato il periodo tra la fine del XIII e la fine del XVI secolo. Iniziò con pittori e scultori che volevano dare alle loro opere una qualità spirituale ed evocare un profondo significato religioso. Allo stesso tempo, volevano ritrarre persone e natura in modo realistico. Questo si riflette anche nell’architettura rinascimentale, dove gli architetti progettarono enormi cattedrali per enfatizzare la grandezza di Dio e per umiliare lo spirito umano. Gli artisti dell’Italia rinascimentale erano spesso legati a corti particolari ed erano fedeli solo a particolari città, eppure le loro opere d’arte mostravano tutta l’Italia, diffondendo idee artistiche e filosofiche. Il luogo di nascita del Rinascimento è sicuramente la città di Firenze in Toscana, che ancora oggi conserva alcune delle opere più importanti dei quattro periodi ed è sede dei più famosi musei e gallerie del mondo.

In effetti, il Proto-Rinascimento (1300-1400), il Primo Rinascimento (1400-1475), l’Alto Rinascimento (1475-1525) e il Manierismo (1525-1600) furono divisi tra gli artisti che evidenziarono ciascuno di essi. Gli inizi segnati dal famoso pittore Giotto, che fu il primo artista a ritrarre la natura in modo realistico dalla caduta dell’Impero Romano. I suoi magnifici affreschi, pieni di emozioni di gioia, rabbia, disperazione, vergogna, dispetto e amore, si possono ancora trovare nelle chiese di Assisi, Firenze, Padova e Roma. Tra Giotto e i tre maestri che verranno a dominare le arti della fine del XV e dell’inizio del XVI secolo, abbiamo Taddeo Gaddi, Orcagna, Altichiero, Masaccio, Donatello, Paolo Uccello, Andrea Mantegna e molti altri.

Opere d’arte del Rinascimento italiano – Storia dell’arte in Italia

Le opere dell’Alto Rinascimento di Michelangelo, Raffaello e da Vinci

Il periodo dell’Alto Rinascimento, dalla fine del XV e l’inizio del XVI secolo, fu uno dei tempi più importanti di tutta la storia dell’arte e il momento più luminoso di quella italiana, sicuramente dovuto alla genialità di tre uomini che sono Michelangelo, Raffaello e Leonardo da Vinci. Michelangelo, proclamato il più grande scultore della storia, fu un maestro nel ritrarre la figura umana, dando un’impressione travolgente di potenza fisica e spirituale. Il suo notevole affresco sul soffitto della Cappella Sistina del Vaticano, dipinto dal 1508 al 1512, rappresenta una delle più grandi opere d’arte del Rinascimento. D’altra parte, l’arte di Raffaello era più poetica, poiché era abile nel creare la prospettiva e l’uso del colore delicato. È noto per i molti dipinti della Vergine Maria e molte delle sue opere sono state influenzate da modelli classici greci e romani.

Alla lista delle opere più famose dell’arte rinascimentale italiana si aggiungono gli affreschi della Cappella Sistina, l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci e il ritratto della Monna Lisa, che lo collocano indiscutibilmente come la più grande mente del suo tempo e oltre. Simbolo dello spirito rinascimentale di apprendimento e curiosità intellettuale, da Vinci era un grande talento in così tante aree diverse che imparava guardando le cose. I suoi studi sulla luce, l’anatomia, il paesaggio e le espressioni umane continuano a non essere raggiunti da nessun altro artista al mondo.


La Cappella Sistina, dipinta da Michelangelo, 1508-1512. Immagine via Wikipedia

Introduzione all’arte italiana moderna e contemporanea

Tra il Rinascimento e i tempi moderni, l’arte italiana si è evoluta nello stile, attraverso l’eleganza del manierismo, il burrascoso barocco chiaroscurale di Caravaggio e Bernini, le tendenze rococò di Tiepolo, Canaletto e Bellotto, così come le opere neoclassiche di Canova e Hayez, tra il XVII e il XIX secolo. Con l’arrivo del XX secolo, l’Italia e i suoi artisti si unirono anche alla concezione dei movimenti d’avanguardia, contando sulla ricca eredità dei loro predecessori. Con importanti sviluppi nella pittura e nella scultura, l’Italia divenne anche il punto di riferimento per il design, in particolare verso la fine del millennio che produsse influenti designer con le loro fantasiose e ingegnose opere funzionali.

Il Museo del Novecento di Milano, sede dell'arte italiana del XX secolo. Immagine via gdapress.it
Il Museo del Novecento di Milano, sede dell’arte italiana del XX secolo. Immagine via gdapress.it

Futurismo

Tra il 1909 e il 1916, l’Italia aderì ai movimenti europei che miravano a rompere i legami con il passato in tutti gli ambiti della vita. Si iniziò con il Manifesto Futurista, ideato dallo scrittore italiano Filippo Tommaso Marinetti, che esprimeva la glorificazione futurista della potenza, della velocità e dell’eccitazione, e la disapprovazione di tutto ciò che era vecchio, in particolare della tradizione politica e artistica. Le loro opere d’arte celebravano il trionfo tecnologico e l’era delle macchine sulla natura, mostrando spesso l’automobile, l’aeroplano, la città industriale. Lo stile degli artisti futuristi era caratterizzato dalla sovrapposizione di frammenti di colori e immagini multiple, trasudando energia ed evocando l’atmosfera frenetica dei tempi moderni. Le opere spaziavano in una varietà di media, tra cui pittura, scultura, grafica e design industriale, ceramica, film e teatro, moda e tessuti, letteratura, musica, architettura e persino gastronomia, traendo ispirazione dal Divisionismo e dal Cubismo. Ad applicare le idee futuriste nelle arti visive fu un gruppo di giovani pittori con sede a Milano, che includeva Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Luigi Russolo, Giacomo Balla e Gino Severini. Boccioni lavorò anche con le sculture, creando notoriamente le Forme uniche di continuità nello spazio del 1913 che si ergevano a simbolo di figure che si muovevano nello spazio con grande velocità.


Forme uniche di continuità nello spazio e Dinamismo di un giocatore di calcio di Umberto Boccioni al MoMA. Image via mountainsoftravelphotos.com

Arte Metafisica – Pittura Metafisica

Con il lavoro di Carlo Carrà e Giorgio de Chirico a Ferrara, l’arte metafisica, in italiano pittura metafisica, venne a definire una pittura onirica di piazze tipica delle città italiane idealizzate. In queste opere, figure e oggetti sembrano congelati nel tempo, si trovano in contesti strani e illogici, le luci e i colori irreali, la prospettiva innaturale. Descritti come “quadri che non si vedono”, queste opere sono da riconoscere come prodotti della mente inconscia, al di là della logica o della realtà fisica – da qui il nome “metafisico”. La scuola fondata da de Chirico e Carrà, anche se di breve durata, ha fornito un impulso significativo per lo sviluppo di movimenti come il Dada e il Surrealismo.

Sinistra: Giorgio de Chirico - Le Muse inquietanti, 1947, University of Iowa Museum of Art / Destra: Carlo Carrà - L'Ovale delle Apparizioni, 1918. Galleria Nazionale d'Arte Moderna, Roma
A sinistra: Giorgio de Chirico – Le Muse inquietanti, 1947, University of Iowa Museum of Art / A destra: Carlo Carrà – L’Ovale delle Apparizioni, 1918. Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma

Novecento Italiano

Fondato a Milano nel 1922, il Novecento Italiano fu un movimento creato per rinnovare l’arte italiana rifiutando i movimenti europei d’avanguardia e si basava sulla retorica del fascismo di Mussolini. Fondato dal critico Margherita Sarfatti e praticato da sette artisti, tra cui Anselmo Bucci, Leonardo Dudreville, Achille Funi, Gian Emilio Malerba, Piero Marussig, Ubaldo Oppi e Mario Sironi, l’iniziativa tornò alla grande arte rappresentativa italiana del passato, in particolare il Quattrocento (il 1400) e il Cinquecento (il 1500). Gli artisti del Novecento appoggiarono il regime fascista e il loro lavoro venne associato al dipartimento di propaganda dello Stato, mirando a far rivivere la tradizione della pittura storica di grande formato alla maniera classica. Il movimento fu lanciato ufficialmente nel 1923 in una mostra a Milano, con Mussolini tra i relatori, e durò fino al 1943.

Mario Sironi - Paesaggio urbano e camion, 1920. Immagine via settemuse.it
Mario Sironi – Paesaggio urbano e camion, 1920. Immagine via settemuse.it

Spazialismo – Spazialismo

Segnato dai dipinti tagliati e trafitti di Lucio Fontana, lo Spazialismo, o movimento spaziale in italiano, è stato il movimento più importante del periodo postbellico tra il 1947 e il 1954. Concepito come il nuovo tipo di arte, intendeva sintetizzare colore, suono, spazio, movimento e tempo in opere d’arte, combinando elementi di arte concreta, Dada e Tachisme. Anticipato dal Manifesto Bianco di Fontana pubblicato a Buenos Aires nel 1946 e seguito da altri cinque manifesti, il movimento cercò di unire arte e scienza per proiettare colore e forma nello spazio reale attraverso l’uso di tecniche moderne come l’illuminazione al neon e la televisione. Le opere di Fontana, come l’Ambiente spaziale nero del 1947 e le tele tagliate con una lama di rasoio create negli anni ’50 e ’60, influenzarono l’arte ambientale e furono le prime a promuovere l’idea dell’arte gestuale e della performance come parti cruciali della creazione.

Ugo Mulas - Lucio Fontana, Milano, 1964. Image via looklateral.com
Ugo Mulas – Lucio Fontana, Milano, 1964. Image via looklateral.com

Arte Povera

Lo stimato critico d’arte italiano Germano Celant ha coniato il termine Arte Povera durante gli anni ’60, descrivendo opere d’arte che combinavano aspetti dell’arte concettuale, minimalista e performativa per assumere una posizione radicale. Gli artisti iniziarono a mettere in discussione e infine ad attaccare i valori delle istituzioni stabilite, chiedendo se l’arte come espressione privata di un individuo avesse ancora una ragione etica per esistere. Celant, insieme a figure chiave che aiutarono a formare il movimento come Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Jannis Kounellis, Mario Merz e Marisa Merz, Pino Pascali, Giuseppe Penone e Michelangelo Pistoletto, promosse la nozione di un’arte rivoluzionaria, libera dalle convenzioni, dal potere delle strutture e dal mercato. Il nome “arte povera”, che significa “arte impoverita”, derivava dall’uso di materiali senza valore o comuni come terra o giornali, nella speranza di sovvertire la commercializzazione dell’arte.

Alighiero Boetti - Mappa, 1983. Immagine via artribune.it
Alighiero Boetti – Mappa, 1983. Immagine via artribune.it

Anti Design

Oltre ai principali movimenti dell’arte italiana che hanno plasmato la cultura del paese nel XX secolo, un ruolo importante è stato giocato anche dal design, che si è fatto conoscere e ha raggiunto vette di raffinatezza e classe. Mentre all’inizio del secolo i designer lottavano per trovare un equilibrio tra l’eleganza classica e la creatività moderna, dando vita a pezzi simili allo stile francese dell’Art Deco, il campo si è evoluto fino a diventare il protagonista della scena internazionale durante gli anni ’60 e ’70, soprattutto nei mobili e nell’interior design. Tuttavia, tra gli anni 1966 e 1980, ci fu l’Anti-Design, che enfatizzava i colori sorprendenti, la distorsione della scala, l’ironia e il kitsch. Il movimento fu una reazione contro l’estetica perfezionista del Modernismo, che iniziò con Ettore Sottsass Jr. Insieme a gruppi di Radical Design come Archigram e Superstudio, espressero idee producendo prototipi di mobili, pezzi da esposizione e pubblicazione di manifesti che sono considerati rivoluzionari ancora oggi. Abbracciavano l’unicità rispetto alla produzione di massa e i loro design erano pensati per essere funzionali, piuttosto che belli.

anti design
A sinistra: Sottsass Superbox, via designboom com / A destra: Ettore Sottsass – Libreria Carlton, via curbed com

Transavangarde – Transavanguardia

La versione italiana del neo-espressionismo, la Transavangarde, conosciuta anche come Transavanguardia, è un movimento che ha attraversato l’Italia, e il resto dell’Europa occidentale, alla fine degli anni Settanta e negli anni Ottanta. Letteralmente significa “oltre l’avanguardia”, il termine fu coniato da un altro famoso critico italiano, Achille Bonito Oliva, e simboleggiava il rifiuto del concettuale e il ritorno all’emozione, specialmente in pittura e scultura. Gli artisti, come Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Sandro Chia e Mimmo Paladino, fecero rivivere il simbolismo e la pittura figurativa, così come l’immaginario mitico, riscoperto durante il culmine del movimento.

Enzo Cucchi - Eroe del mare Adriatico , 1977-1980. Immagine via concretamentesassuolo.it
Enzo Cucchi – Eroe del mare Adriatico , 1977-1980. Image via concretamentesassuolo.it

Per il nuovo millennio – Arte Italiana oggi

Anche a cinquecento anni dal periodo rinascimentale, che è ancora considerato il culmine della storia dell’arte italiana, il posto del paese sulla scena internazionale è ancora oggi molto significativo. I suoi artisti, critici, curatori e personaggi influenti sono sempre presenti, dimostrando la determinazione dell’Italia a preservare il suo patrimonio senza perdere di vista il presente e il futuro. Non dimentichiamo che la Biennale di Venezia è stata la prima mostra d’arte a promuovere l’arte contemporanea nel mondo, e nel 2015 ha segnato la sua 56ª edizione. Oltre ai musei e alle gallerie storiche sparse sul territorio nazionale, come la Galleria degli Uffizi o la Pinacoteca di Brera, città come Firenze, Milano, Roma, Venezia e Torino ospitano numerose istituzioni ed eventi che sono fondamentali per il sostegno e la promozione delle arti contemporanee in Italia e non solo: Palazzo Reale e Museo del Novecento a Milano, MACRO e MAXXI a Roma, Museo di Villa Croce a Genova, Punta della Dogana a Venezia, Museo d’Arte Contemporanea Donnaregina a Napoli, Castello di Rivoli a Torino… Nell’ultimo decennio, l’Italia ha anche visto l’ascesa dei suoi artisti e delle sue opere sul mercato internazionale dell’arte, divisa tra le figure importanti del XX secolo e un gruppo di nuovi talenti che arriva a definire le tendenze del millennio. Un grande contributore e alimentatore di questi individui è sicuramente la fiera d’arte Artissima, la più grande d’Italia, giunta alla sua 23esima edizione, così come le numerose collezioni d’arte private e pubbliche. Con una forte ispirazione del passato, l’arte italiana sembra inarrestabile, non dandoci motivo di dubitare che la sua straordinaria eredità non continuerà nel futuro.

più tardi Suggerimento degli editori: Le donne nell’arte italiana del Rinascimento: Genere, rappresentazione, identità

Tra il 1350 e il 1650 circa, le società urbane italiane hanno visto molti dibattiti sulla natura, i ruoli, l’educazione e il comportamento delle donne. Questo libro colma una lacuna nella letteratura ancora fiorente su tutti gli aspetti della vita delle donne in questo periodo. Utilizzando un’ampia gamma di materiale, la maggior parte del quale mai tradotto prima, questo libro illumina gli ideali e le realtà che informano la vita delle donne nel contesto della cultura civica e cortigiana nell’Italia rinascimentale. Il testo è diviso in tre sezioni: i punti di vista contemporanei sulla natura delle donne e gli ideali etici ed estetici considerati adatti a loro; i cicli di vita dalla nascita alla morte, scanditi dai riti di passaggio del fidanzamento, del matrimonio e della vedovanza; i ruoli delle donne nel convento, nella corte, sul posto di lavoro e nella vita culturale. Le realtà delle esperienze delle donne erano ricche e varie, e le loro voci parlano di diverse possibilità per una vita emotivamente ricca e socialmente utile.

  1. Nice, A. T., Rome, Ancient, World Book, 2011
  2. Kitzinger, E., Byzantine art in the making: main lines of stylistic development in Mediterranean art, 3rd-7th century, Faber & Faber, 1977
  3. Hartt, F., A History of Italian Renaissance Art, Thames and Hudson, 1970
  4. Pope-Hennessy, J. W., Italian High Renaissance and Baroque sculpture, Phaidon Press, 1996
  5. Hyland, D. K. S. Futurism, World Book, 2011
  6. Formaggio D. et al, Il Novecento Italiano, 1923 – 1933 Gabriele Mazzotta, 1983
  7. Parmesani, L., L’Arte del Secolo, Skira, 2003
  8. Celant, G., Arte Povera: Storie e Protagonisti, Electa, 1985

Immagini in vetrina: Michelangelo Pistoletto – Venere degli stracci 1967, 1974. Immagine via Tate. Courtesy Castello di Rivoli; Francesco Clemente – Il cerchio di Milarepa (Milarepa’s Circle), 1982; Lucio Fontana – L’attesa. Il telefono rotto, 1959-66. Image via Wikipedia; Mario Merz – Le case girano intorno a noi o noi giriamo intorno alle case?, Arte Povera 2011, Triennale, Milan; Carlo Carrà – Il cavaliere rosso (1913), via pinterest com; Giorgio de Chirico – Melancholia, 1916, Image via Wikipedia; Maurizio Cattelan – La Nona Ora, 1999, Image via Wikipedia. All images used for illustrative purposes only.

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