Skanda, (sanscrito: “Leaper” o “Attacker”) chiamato anche Karttikeya, Kumara, o Subrahmanya, dio indù della guerra che era il figlio primogenito di Shiva. Le numerose leggende che danno le circostanze della sua nascita sono spesso in contrasto tra loro. Nel poema epico di Kalidasa, Kumarasambhava (“La nascita del dio della guerra”, V secolo), come nella maggior parte delle versioni della storia, gli dei desideravano che Skanda nascesse per distruggere il demone Taraka, al quale era stata concessa la grazia di poter essere ucciso solo da un figlio di Shiva. Mandarono Parvati per indurre Shiva a sposarla. Shiva, però, era perso nella meditazione e non fu attratto da Parvati finché non fu colpito da una freccia dell’arco di Kama, il dio dell’amore, che bruciò immediatamente in cenere. Dopo molti anni di astinenza, il seme di Shiva era così forte che gli dei, temendo il risultato, mandarono Agni, il dio del fuoco, per interrompere il gioco amoroso di Shiva con Parvati. Agni ricevette il seme e lo fece cadere nel Gange, dove nacque Skanda.
Skanda fu allevato dalle Krittika, sei stelle che formano le Pleiadi e sono le mogli delle stelle-saggio che costituiscono la costellazione dell’Orsa Maggiore. Da qui, Skanda è anche chiamato Karttikeya (“Figlio di Krittikas”). Ha sviluppato le sue sei facce per bere il latte delle sue sei nutrici. La sua relazione con Parvati è anche riconosciuta, ed è spesso raffigurato in pittura e scultura come un bambino a sei teste tenuto da sua madre, Parvati, e accompagnato da suo fratello Ganesha. È chiamato Kumara (Sankskrit: “Gioventù”, “Ragazzo”) perché si ritiene generalmente che non si sia mai sposato. Ha una forza enorme e guida l’esercito degli dei. Quando piantò la sua lancia nella terra, nessuno poté smuoverla tranne il dio Vishnu, e allora le montagne e i fiumi tremarono.
Nell’India del Sud, dove il dio ebbe origine come Murugan prima di fondersi con lo Skanda dell’India del Nord, ha un grande seguito sotto il nome di Subrahmanya (“Caro ai Brahmana”). Skanda è spesso rappresentato in scultura con sei teste o con una sola, con in mano una lancia o un arco e frecce, e a cavallo o accompagnato dal suo cavallo, il pavone.