Questo tracciato mostra un episodio di PMT diagnosticato, elaborato e memorizzato dal dispositivo. La tachicardia inizia in un paziente che presenta una conduzione retrograda, contrazioni ventricolari premature che dissociano l’attivazione atriale e ventricolare, e nel quale il VIP è stato programmato con un’estensione temporanea del ritardo AV. L’insorgenza di una tachicardia mediata da pacemaker (PMT) comporta la programmazione di una modalità di tracciamento atriale (DDD o VDD), la permeabilità della conduzione retrograda e una perdita momentanea o permanente della sincronia atrioventricolare. Infatti, mentre l’attività ventricolare è correttamente sincronizzata con quella dell’atrio, la conduzione retrograda è bloccata. Il mantenimento della PMT deriva dal rilevamento di un’onda P retrograda al di fuori dei periodi refrattari che provoca l’innesco di un ritardo AV spesso prolungato, che favorisce nuovamente la conduzione retrograda dopo il pacing ventricolare. Una PMT è quindi una sequenza ripetitiva in cui il pacemaker risponde a ogni onda P retrograda pacingando il ventricolo a una velocità elevata che a sua volta genera un’onda P retrograda.

Il ciclo si ripete quindi indefinitamente a meno che non ci sia la comparsa di un blocco retrogrado o l’intervento di un algoritmo specifico. Una PMT prolungata può essere mal tollerata con sintomi che vanno dalla semplice sensazione di malessere o palpitazioni fino allo scompenso cardiaco in pazienti con una malattia cardiaca sottostante. La frequenza di una PMT dipende dal tempo di conduzione retrograda, dalla frequenza massima programmata e dal ritardo AV attuale.

Questo tracciato mostra le caratteristiche specifiche dei dispositivi AbbottTM nella gestione delle PMT:
1) sono possibili tre impostazioni per la diagnosi e la terminazione delle PMT:
– Off, nessuna PMT rilevata;
– Passiva: le PMT vengono rilevate e contate nella diagnostica ma l’algoritmo di terminazione non viene utilizzato;
– Pacing atriale: le PMT vengono rilevate e viene utilizzato l’algoritmo di terminazione specifico;

2) è possibile programmare una frequenza di rilevamento delle PMT che determina il limite minimo di frequenza al quale una tachicardia può corrispondere a una PMT; questo parametro può essere impostato tra 90 e 180 battiti/minuto e non può superare il valore della massima frequenza sincrona;
3) il dispositivo sospetta la presenza di una PMT dopo 8 cicli VP-AS consecutivi con intervalli AS-AS superiori alla frequenza di rilevazione della PMT e con intervalli VP-AS stabili (deviazione standard ± 16 ms);

4) il dispositivo conferma la relazione tra il pacing ventricolare e il rilevamento atriale (pacing ventricolare che porta alla conduzione atriale retrograda), modificando il ritardo AV di 50 ms sul nono ciclo (prolungamento o accorciamento del ritardo AV); se l’intervallo VP-AS successivo (decimo ciclo) è invariato rispetto al precedente intervallo VP-AS, il dispositivo conferma la diagnosi di PMT; infatti quest’ultimo riflette il fatto che l’attivazione dell’atrio dipende dal pacing ventricolare se l’intervallo VP-AS è modificato (più di 16 ms di differenza), la diagnosi di PMT è invertita, non viene fatto alcun tentativo di terminazione e la ricerca della PMT riprende solo dopo 256 cicli per non moltiplicare gli interventi dovuti a un episodio di tachicardia sinusale; va notato che sulle piattaforme più vecchie, il dispositivo non confrontava la durata dell’intervallo VP-AS del decimo ciclo con quella del nono ciclo ma con una media degli intervalli VP-AS dei primi 8 cicli;

5) se l’intervallo VP-AS non è influenzato dal cambiamento del ritardo AV, il dispositivo conclude in PMT, l’attività atriale non innesca un ritardo AV, il pacing ventricolare è inibito, e il pacing atriale viene erogato 330 ms dopo questo ciclo AS con ripresa della normale sincronia atrioventricolare; questo impulso atriale è inibito se un’attività atriale (AS) viene rilevata durante un periodo di rilevamento di 210 ms dopo il periodo refrattario atriale assoluto;

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