Quale migliore ambientazione per una storia di fantasmi di una villa fatiscente? Vernice scrostata, tubi che scricchiolano, scale scricchiolanti e stanze abbandonate: c’è a malapena bisogno di un fantasma per completare il quadro. Recenti infestazioni sullo schermo hanno incluso l’eccellente Crimson Peak di Guillermo del Toro nel 2015, ambientato in una villa dove il fango rosso gocciolava dalle pareti, o Hereditary di Ari Aster, con le sue inquietanti case delle bambole e l’ancora più inquietante casa moderna di metà secolo. Hundreds Hall, il luogo principale di The Little Stranger, ha tutte le caratteristiche di una classica casa stregata. È un edificio fatiscente, rimosso per decenni dal suo antico splendore, pieno dei resti disfunzionali di una famiglia aristocratica.

Ma il nuovo film di Lenny Abrahamson, un adattamento del romanzo di Sarah Waters del 2009, non è un racconto così banale come questa impostazione potrebbe far sembrare. È un film delicato che usa la veste standard di una storia di fantasmi per scavare nei disordini di classe del dopoguerra in Gran Bretagna. Qui, l’enfasi non è sugli spaventi, ma sul genuino, pervasivo terrore. C’è un suggerimento del paranormale, anche se questa paura potrebbe essere semplicemente la ruota del tempo che gira contro la famiglia Ayres dell’alta classe: Sono perseguitati in egual misura dalla perdita di una figlia a causa di una malattia anni prima e dalla perdita del loro posto nel mondo mentre il paese cambia intorno a loro.

In questo palazzo in decadenza entra il dottor Faraday (Domhnall Gleeson), inizialmente chiamato per ispezionare la cameriera della casa (l’unica domestica rimasta), che si è ammalata. Ben presto si rende conto che la cameriera (Liv Hill) non è malata, ma semplicemente sola, sopraffatta dalla sua vita in una casa vuota che una volta era piena di personale. Così sale al piano di sopra per ottenere una diagnosi più completa di ciò che non va a Hundreds Hall, e viene risucchiato nel suo profondo turbinio di drammi familiari, e forse di possessione soprannaturale.

Il padrone nominale della casa, Roderick (Will Poulter), è coperto di cicatrici da ustioni per il suo servizio in guerra e sta facendo i conti con un grave PTSD. Sua madre, Angela (Charlotte Rampling), non ha mai veramente dimenticato la morte della sua prima figlia, Susan, molti anni prima. L’altra sua figlia, Caroline (Ruth Wilson), è l’unico membro della famiglia che sembra lontanamente ben adattato, ma di conseguenza è ignorata dal resto degli Ayres. Faraday, che è abbottonato anche per gli standard di un dramma in costume inglese, sviluppa rapidamente una cotta per lei, insieme a una crescente ossessione per la stessa Hundreds Hall.

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Il film di Abrahamson (sceneggiato dalla drammaturga Lucinda Coxon) è, proprio come la sua ultima fatica, Room, molto concentrato sullo spazio in cui i suoi personaggi devono navigare. Hundreds Hall è una location affascinante, con spettacolari murales resi su carta da parati sbiadita e interi piani vuoti, un ricordo dell’antico primato della casa nella sua posizione rurale nel Warwickshire. Roderick sta lottando per vendere alcuni dei terreni di famiglia solo per mantenere le finanze a galla, e a causa della sua zoppia ha iniziato a dormire nel sontuoso salotto, lasciando gli Ayres letteralmente incapaci di intrattenere gli ospiti.

Faraday è saldamente della classe media, un medico di campagna che ha servito in guerra; ora, fa parte del nascente servizio sanitario nazionale britannico, che è stato introdotto dal governo laburista di Clement Attlee, eletto con una maggioranza schiacciante nel 1945. Come padre del NHS, Attlee ha inaugurato un vero senso di cambiamento sociale nel paese. Faraday, da ragazzo, idolatrava gli abitanti di Hundreds Hall come divinità remote, e il film torna spesso ai suoi ricordi di quando partecipava a una festa in giardino e si meravigliava della vita che non poteva condurre.

La nascente relazione del dottore con Caroline viene così rapidamente legata al suo desiderio sepolto di salire la scala sociale, anche se è chiaro che il suo stile di vita si sta estinguendo. Così anche la loro storia d’amore, l’unico punto di ottimismo del film, è soffusa delle ansie non dette di Faraday. Accanto a questo c’è l’idea strisciante che la casa sia occupata da una sorta di poltergeist, forse lo spirito persistente di Susan. Le porte tintinnano, i campanelli della servitù suonano nelle stanze non occupate, e misteriose scritte vengono trovate sui muri e sui mobili, suggerendo, se non altro, una casa in aperta ribellione contro i suoi occupanti.

Abrahamson usa magnificamente il suono per aumentare la tensione mentre le cose passano da inquietanti a effettivamente spaventose. L’acustica di una stanza è così perfetta che ogni battuta viene ingrandita per colpire l’orecchio come un proiettile; altre volte, strani sussurri e rumori appena udibili scattano nella stanza, spesso senza spiegazione. Il film costruisce una conclusione che è senza dubbio sorprendente, ma anche lontana dal tipo di colpo di scena trito e ritrito che temevo. Gli interpreti, in particolare Gleeson, fanno sì che The Little Stranger non risulti facile da capire. Ogni personaggio sta lottando per fare la sua parte nella società ordinata della Gran Bretagna, ed è raro che disobbedisca a queste restrizioni. Ma l’intero film ha il senso di qualcosa che viene profondamente, e misericordiosamente, rovesciato; il risultato è avvincente, soddisfacente e più di un po’ straziante.

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